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Neuroni specchio: scoperta e ruolo nei processi socio-educativi

Nell’estratto dell’articolo “Psicologia dell’educazione e neuroscienze cognitive: il ruolo dei neuroni specchio nell’empatia e nei processi socio-educativi” apparso sulla rivista Nuovi orizzonti 19, gennaio-giugno 2018 il Prof. Francesco Rovatti, docente di Psicologia Clinica presso la Libera Università di Bolzano, spiega come è avvenuta la scoperta del gruppo di neuroni definiti “neuroni specchio” e il ruolo che hanno nel linguaggio, nell’apprendimento imitativo e nei processi che sostengono la comprensione empatica.

 

 

La scoperta dei neuroni specchio

 

La scoperta dei neuroni specchio si deve al gruppo di ricerca dell’Università di Parma, guidato da Giacomo Rizzolatti, che, tra gli anni ’80 e ’90, durante un esperimento condotto per studiare il ruolo della corteccia premotoria del macaco, osservò un’attivazione neuronale inaspettata che divenne presto oggetto di svariati studi elettrofisiologici.
Con questo studio di ricerca vennero per la prima volta individuate, in modo del tutto casuale, le cellule neuronali chiamate poi “specchio” alla luce delle loro peculiari attivazioni all’atto dell’osservare e dell’eseguire un’azione. Tali neuroni infatti, erano soliti rispondere sia quando la scimmia effettuava una determinata azione, sia quando osservava la stessa azione svolta dallo sperimentatore. Questi primi studi sperimentali aprirono nuovi orizzonti nello studio del cervello umano, e i neuroni specchio iniziarono ad essere considerati fondamentali non solo per i processi imitativi (in virtù della loro peculiare attivazione all’atto dell’osservare ed eseguire un’azione), ma anche nei processi di riconoscimento e comprensione delle azioni altrui. Dopo gli esperimenti sul cervello del macaco, analoghi studi vennero replicati anche nell’uomo attraverso metodiche differenti (fMRI, EEG, TMS). Si osservò come il sistema dei neuroni specchio nell’uomo comprende varie regioni cerebrali, quali l’area di Broca, la corteccia premotoria ed il lobo parietale inferiore. Dal punto di vista della loro attivazione, si osservò poi come il sistema mirror non è solo limitato ai movimenti della mano, ma risponde anche agli atti mimati (Buccino, 2001).

 

 

Linguaggio, apprendimento imitativo, empatia

 

Dalla loro scoperta, sono state numerose le ricerche volte ad indagare i rapporti tra neuroni specchio e linguaggio, anche in ragione della loro localizzazione, prossima all’area di Broca (Skoyles, 2000). Ciò ha condotto all’ipotesi che il linguaggio umano si possa essere evoluto a partire dai comportamenti gestuali e che il sistema mirror abbia permesso la loro comprensione e decodificazione.
Lo studio dei neuroni specchio ha gettato nuove basi neuroscientifiche che hanno permesso di dare valore all’apprendimento imitativo; il sistema mirror, attivandosi nel momento in cui una azione viene eseguita allo stesso modo dell’attivazione per un’azione osservata, permette di comprendere le azioni degli altri definendo nuove basi per una miglior comprensione dei processi di apprendimento fondati sull’imitazione del comportamento altrui. Partendo da studi di natura elettrofisiologica, si sono dunque aperti nuovi campi di indagine per quanto riguarda lo studio di alcuni processi a matrice psicologica. Il meccanismo di attivazione speculare tra azione osservata ed azione eseguita, offre la possibilità di parlare di uno spazio di azione condiviso che permette forme di interazione sempre più elaborate (Gallese2004; Gallese 2006). Quando i nostri conspecifici esprimono una emozione, riconoscibile attraverso la mimica facciale, i muscoli facciali dell’osservatore si attivano in modo speculare. L’atto di osservare, infatti, rappresenta nel linguaggio cerebrale un “atto potenziale”, che rende così possibile la comprensione delle intenzioni e delle emozioni altrui.

 

Conclusioni

 

Se i primi studi sui neuroni specchio portarono la ricerca a focalizzare l’attenzione sull’analisi neurofisiologica dei movimenti, con l’individuazione di un analogo sistema nell’uomo le ricerche sperimentali hanno permesso di aprire nuove strade verso la comprensione di processi più complessi di stampo psicologico. Quando esprimiamo una reazione emotiva positiva, al pari di una negativa, attraverso il processo imitativo tipico del sistema mirror attiviamo negli altri intorno a noi la stessa risposta neuronale che avrebbero qualora fossero loro, in prima persona, a vivere quello stato d’animo. Questo dato è così significativo non solo dal punto di vista neuroscientifico o psicologico, ma anche a livello di responsabilità sociale. Responsabilità sociale che, con questi studi sperimentali, può iniziare a essere letta non solo come fenomeno cognitivo o emotivo, ma anche neurobiologico.
Credo sia significativo concludere con una frase del poeta John Donne che nel 1600 scriveva “Nessun uomo è un’Isola, intero in sè stesso. Ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte della Terra. Se una Zolla viene portata da un’onda del Mare, l’Europa ne è diminuita, come se un Promontorio fosse stato al suo posto, o una Magione amica, o la tua stessa Casa. Ogni morte d’uomo mi diminuisce, perché io partecipo dell’umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: Essa suona per te.”
Uno dei versi più famosi della letteratura inglese, che parla del legame tra empatia e attenzione partecipe: il dolore altrui è dolore nostro, provare un sentimento insieme a un altro essere umano significa essere emozionalmente partecipi.

 

Tratto da Rovatti, F. (2018). Psicologia dell’educazione e neuroscienze cognitive: il ruolo dei neuroni specchio nell’empatia e nei processi socio-educativi. In Nuovi orizzonti 19, gennaio-giugno 2018

 

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