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Il lutto persistente e complicato dalla diagnosi all’intervento

Lutto persistente e complicato: come riconoscerlo e quando intervenire. Un contributo a cura del Dott. Simone Pesci, Psicologo e Piscoterapeuta, ideatore del The Grief Maze Game®, il gioco per l’elaborazione del lutto

 

 Il lutto complicato nel DSM-IV

 

Il lutto complicato nei manuali diagnostici nosografico-descrittivi (DSM-IV-TR) veniva fino a qualche tempo fa ricondotto al disturbo depressivo maggiore o al disturbo da stress post traumatico. Da un punto di vista applicativo il DSM-IV-TR considerava il lutto tra le cosiddette “condizioni che possono essere oggetto di attenzione clinica”, già prendendo in considerazione quindi che la persona potesse andare incontro a qualche difficoltà nel fisiologico processo di elaborazione. Il DSM-IV-TR tuttavia suggeriva che passati due mesi di sintomi riferibili alla complicazione del processo di elaborazione si dovesse procedere a una diagnosi di depressione maggiore.
Il dibattito internazionale in materia non è certo mancato e negli ultimi anni l’attenzione a queste tematiche si è fatta sempre più precisa. Tra i ricercatori più attivi nell’ambito dell’inquadramento diagnostico del lutto complicato ci sono Prigerson, Horowitz, Jacobs et al.,  i quali nel 2009 e nel  2013, a seguito di studi puntuali e rigorosi, hanno proposto dei criteri diagnostici per il Disturbo da lutto prolungato (Prolonged Grief Disorder).

 

 

Il Prolonged Grief Disorder

 

Prigerson, Horowitz, Jacobs et al. (2009; 2013) hanno individuato i seguenti come criteri diagnostici per il Disturbo da Lutto Prolungato:

  • Evento. Perdita di una persona cara
  • Distress da separazione. La persona in lutto prova uno struggimento (desiderio ardente ed acuto della persona deceduta, sofferenza fisica o emotiva provocata da una desiderata, ma irrealizzabile unione con la persona deceduta) quotidiano o invalidante
  • Sintomi cognitivi, emotivi e comportamentali. La persona in lutto deve presentare cinque o più dei seguenti sintomi quotidianamente o di grado tale da risultare invalidanti
  1. confusione circa il proprio ruolo nella vita o diminuito senso di sé (sensazione che una parte di se stessi è morta);
  2. difficoltà ad accettare la morte;
  3. evitamento di ciò che ricorda la realtà della morte;
  4. incapacità di fidarsi degli altri;
  5. amarezza o rabbia correlata alla morte;
  6. difficoltà ad andare avanti nella vita di ogni giorno (farsi nuovi amici, coltivare interessi);
  7. intontimento (assenza di emozioni);
  8. sensazione che la vita è insoddisfacente, vuota o priva di significato;
  9. sensazione di stordimento, stupore o shock.
  • Tempistica. La diagnosi non dovrebbe essere fatta fino a quando non siano trascorsi almeno sei mesi dalla morte
  • Danno. Il disturbo causa un danno clinicamente significativo in ambiti della vita sociale, lavorativa o in altre aree quali le responsabilità domestiche e familiari
  • Relazione con altri disturbi mentali. Il disturbo non è attribuibile a un quadro di depressione maggiore, a un disturbo d’ansia generalizzata o a un DPTS

 

Il lutto persistente complicato nel DSM-IV e DSM-5

 

L’ultima edizione del DSM (DSM-5) apporta due importanti modifiche alla precedente: l’introduzione del Persistent Complex Bereavement Disorder nella Sezione III (disturbi per i quali sono necessari ulteriori studi) e l’eliminazione del criterio E (necessità che, in caso di lutto, siano trascorsi almeno due mesi dall’evento) dell’Episodio Depressivo Maggiore (APA, 2013).  Tuttavia, non recepisce appieno la proposta della commissione di Prigerson e Horowitz, rimandando ad ulteriori futuri studi.

I criteri diagnostici del disturbo da lutto persistente e complicato proposti dal DSM-5 sono:

  • L’individuo ha vissuto la morte di qualcuno con cui aveva una relazione stretta
  • Dal momento della morte, almeno uno dei seguenti sintomi è stato presente per un numero di giorni superiore a quello in cui non è stato presente e a un livello di gravità clinicamente significativo, ed è perdurato negli adulti almeno 12 mesi e nei bambini per almeno 6 mesi dopo il lutto: Un persistente desiderio/nostalgia della persona deceduta; Tristezza e dolore emotivo intenso in seguito alla morte; Preoccupazione per il deceduto; Preoccupazione per le circostanze della morte. Nei bambini, questa preoccupazione per il deceduto può essere espressa attraverso i contenuti del gioco e il comportamento può estendersi fino alla preoccupazione per la possibile morte di altre persone vicine
  • Dal momento della morte, almeno 6 dei seguenti sintomi sono stati presenti per un numero di giorni superiore a quello in cui non sono stati presenti e ad un livello di gravità clinicamente significativo, e sono perdurati negli adulti almeno 12 mesi e nei bambini almeno 6 mesi dopo il lutto: Sofferenza relativa alla morte (Marcata difficoltà nell’accettare la morte; Provare incredulità o torpore emotivo riguardo alla perdita; Difficoltà ad abbandonarsi a ricordi positivi che riguardano il deceduto; Amarezza o rabbia in relazione alla perdita; Valutazione negativa di sé in relazione al deceduto o alla morte; Eccessivo evitamento di ricordi della perdita); Disordine sociale e dell’identità (Desiderio di morire per essere vicini al deceduto; Dal momento della morte, difficoltà nel provare fiducia verso gli altri; Dal momento della morte, sensazione di essere soli o distaccati dagli altri; Sensazione che la vita sia vuota o priva di senso senza il deceduto, o pensiero di non farcela senza il deceduto; Confusione circa il proprio ruolo nella vita, o diminuito senso della propria identità; Dal momento della perdita, difficoltà o riluttanza nel perseguire i propri interessi o nel fare piani per il futuro
  • Il disturbo causa disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti
  • La reazione di lutto è sproporzionata o non coerente con le norme culturali o religiose o appropriate per l’età.

 

L’intervento psicologico nel lutto

 

In accordo con Schut et al. (2001) possiamo raggruppare gli interventi con persone in lutto in tre macrocategorie:

  • il Counseling/Sostegno psicologico focalizzato su persone che stanno vivendo un lutto fisiologico
  • la Prevenzione secondaria indirizzata a persone a rischio di sviluppare complicazioni nel processo di elaborazione
  • la Psicoterapia indirizzata a persone con problemi relativi al lutto

Un innovativo strumento psicologico a disposizione dei clinici è rappresentato dal The Grief Maze Game®, il primo gioco da tavolo di tipo professionale in Italia costruito per favorire il processo di elaborazione del lutto. Apparentemente un gioco che lo psicologo (o lo psicoterapeuta) e la persona (dai 6 anni in poi) fanno insieme, ma che, inserito in una relazione clinica significativa e  in un progetto di presa in carico puntuale, può rappresentare un potenze acceleratore del processo di elaborazione. Uno strumento clinico basato su solide fondamenta teoriche e ormai approvato da molti professionisti  che ne stanno apprezzando l’utilità non solo con i bambini e i ragazzi, ma anche con gli adulti.

 

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